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Archivio per la categoria ‘ARTE&COMUNICAZIONE’

Terracina, “Fermarsi Correndo”. Le foto di Giangiacomo Montemurro all’Open Art Café

Dal sito Internet http://www.latinacorriere.it/2016/04/13/terracina-fermarsi-correndo-le-foto-giangiacomo-montemurro-allopen-art-cafe/

TERRACINA, “FERMARSI CORRENDO”. LE FOTO DI GIANGIACOMO MONTEMURRO ALL’OPEN ART CAFÉ

di Elisabetta De Falco

Continuano gli appuntamenti del Museo d’Arte Diffuso a Terracina: venerdì 15 aprile, alle ore 21, l’Open Art Cafè ospiterà il vernissage della mostra di Giangiacomo Montemurro “Fermarsi correndo”, a cura di Fabio D’Achille. Subito a seguire il concerto “Jazz… please! Standard jazz e Bossanova”, dove il quartetto composto da Antonella Caiazzo (voce), Vincenzo Bianchi (piano), Paolo Scandozza (contrabbasso) e Andrea D’Ascia (batteria) fonderanno la tradizione del jazz puro degli anni ’50 con brani in stile più moderno e funky, oltre a riarrangiare in chiave jazz i più grandi pezzi della musica italiana.

E proprio la passione per il jazz è parte integrante dell’opera di Giangiacomo Montemurro, così come il suo amore per la poesia che, come la musica e la fotografia, racchiude attimi di vita. Non a caso l’anima della mostra è perfettamente espressa dai versi di Gigliola Di Libero: nella corsa il tempo si annulla, il pensiero si ferma. il tuo essere esiste e si espande nel movimento ritmico del corpo… attimo dopo attimo… un attimo alla volta… passo dopo passo… un passo alla volta… nell’attimo presente”.

Gli scatti di Montemurro si discostano dai risultati della fotografia digitale, per avvicinarsi invece ad alcuni effetti che venivano ottenuti con la camera oscura. L’osservazione, motivo portante del linguaggio fotografico, si esprime in questi scatti nel soffermarsi sui volti delle persone, con una curiosità e forse fascino per il genere umano espressi con uno stile spontaneo, la stessa spontaneità con cui l’artista guarda ciò che lo circonda. Ma nella poetica di Montemurro la fotografia rappresenta soprattutto una continua corsa verso un sogno, un desiderio; come recita infatti una sua poesia: opporsi al bianco si chiama nero, opporsi al nero si chiama bianco. Quindi, al di fuori dei nostri sogni, non esiste né bianco né nero. Solo la fotografia in bianco e nero può fermare un attimo e diventare oggetto vivo. Quindi inesistente. Né bianco né nero, ma un frammento di sogno in continuo divenire, all’infinito.

La mostra, a ingresso libero, resterà aperta fino al prossimo 8 maggio. Per info: 393.3242424 – eventi@madarte.itwww.madarte.it.

Cisterna Film Festival: 4.200 cortometraggi da 124 Paesi

Dal sito Internet http://www.h24notizie.com/2016/04/cisterna-film-festival-4200-cortometraggi-da-124-paesi/

CISTERNA FILM FESTIVAL: 4.200 CORTOMETRAGGI DA 124 PAESI

Quasi 4.200 cortometraggi da tutto il mondo: questi i dati ufficiali all’indomani della chiusura del bando della seconda edizione del Cisterna Film Festival – Festival Internazionale del Cortometraggio, con la direzione artistica del regista pontino Cristian Scardigno e la collaborazione dell’Associazione Culturale MOBilitazioni Artistiche di Marianna Cozzuto.

Confrontando i numeri delle due edizioni, la crescita delle adesioni è incredibile: nel 2015 sono arrivati in tre mesi circa 3.500 cortometraggi, mentre quest’anno in soli due mesi i lavori pervenuti sono poco al di sotto dei 4.200, giunti da un numero decisamente più ampio di Stati, ben 124. La maggior parte sono stati inviati da USA, Spagna e Italia, ma hanno aderito anche Paesi come Yemen, Siria, Libano, Uganda, Mali, Libia, Congo, Armenia, Bahrein e moltissimi altri.

Sono dati esaltanti che mostrano il crescente apprezzamento a livello planetario di questa kermesse nata dalla volontà di pochi giovani, impegnati nel campo cinematografico e delle arti performative, di portare nella propria cittadina una ventata di cultura e di spettacolo di qualità nella forma del cinema indipendente, puntando a far diventare questo appuntamento un motivo di lustro e di orgoglio per Cisterna di Latina, non solo a livello locale.

Il prossimo appuntamento è quindi fra qualche settimana per conoscere i nomi dei finalisti, che saranno nominati a fronte di un impegnativo lavoro di selezione da parte dello staff del Cisterna Film Festival, e le date ufficiali delle tre serate che si svolgeranno questa estate a Palazzo Caetani, al termine delle quali verrà deciso il vincitore di questa seconda edizione del #Cff2.

Per ulteriori info:

info@cisternafilmfestival.com

www.cisternafilmfestival.com.

AperiLibri, a Cisterna ospite la scrittrice spagnola Alicia Giménez Bartlett

Dal sito Internet http://www.h24notizie.com/2016/04/aperilibri-a-cisterna-ospite-la-scrittrice-spagnola-alicia-gimenez-bartlett/

APERILIBRI, A CISTERNA OSPITE LA SCRITTRICE SPAGNOLA ALICIA GIMÉNEZ BARTLETT

Dopo l’interessante incontro con Marco Buticchi, sabato prossimo si terrà il secondo appuntamento con AperiLibri organizzato dalla libreria Voland in collaborazione con la Biblioteca comunale di Cisterna di Latina. A partire dalle ore 18,30, AperiLibri ospiterà la celebre scrittrice spagnola Alicia Giménez Bartlett in questi giorni in Italia per presentare la sua ultima opera intitolata “Uomini nudi”, edita da Sellerio.

Giménez Bartlett ha scritto diverse opere, sia saggi che romanzi, ma diviene una delle più seguite e amate scrittrici del suo paese grazie alla serie di romanzi polizieschi che vedono protagonista Petra Delicado, un’ispettrice della polizia di Barcellona che, insieme al suo più stretto collaboratore, il viceispettore Fermin Garzón, deve di volta in volta affrontare difficili casi di omicidio.

Nel 2011 ha vinto il Premio Nadal per “Donde nadie te encuentre”, edito nel 2011, e dedicato alla figura storica di Teresa Pla Meseguer, detta La Pastora, ermafrodito ed esponente della resistenza antifranchista.

Il romanzo è stato tradotto in italiano per Sellerio Editore, nel 2011, con il titolo “Dove nessuno ti troverà”. Sabato, invece, la scrittrice spagnola presenterà il suo ultimo libro “Uomini nudi”, già vincitore del prestigioso premio spagnolo Planeta nel 2015, che racconta la moderna lotta di classe, la guerra dei sessi, sotterrato e nascosto cuore pulsante di ogni società.

Bicicletterario, quando la bicicletta ispira poesia e foto

Dal sito Internet http://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/bicicletterario-premio-letterario-fotografia

BICICLETTERARIO, QUANDO LA BICICLETTA ISPIRA POESIA E FOTO

di Emanuele Rigitano

La bicicletta diventa fonte di ispirazione per poeti, narratori e appassionati di fotografia. Il Bicicletterario-Parole in Bicicletta è il primo premio letterario nazionale dedicato alle due ruote. “Unico al mondo, sembrerà strano!” scrivono sul sito dell’evento che si terrà a Minturno-Scauri, comune laziale in provincia di Latina, il 14 maggio 2016.

Questo premio letterario per opere inedite nasce da una collaborazione con Co.S.Mo.S. (Comitato Spontaneo Mobilità Sostenibile). La seconda edizione de Il Bicicletterario avverrà nell’ambito di una giornata di festa dedicata alla bici con concerto finale. Per conoscere le opere migliori della prima edizione è possibile prenotare una copia dell’antologia de il Bicicletterario.

Sono previste tre sezioni generali, organizzate per età: fino a 11 anni (bambini); 12-15 anni (ragazzi); da 16 anni in poi (adulti). Il vincitore porterà a casa una bicicletta usata personalizzata, in coerenza con il principio di sostenibilità, grazie al lavoro di artigiani che aderiscono al circuito Io Ri-ciclo. Gli altri due premi sono un set di borse laterali per biciclette e libri per un valore di 50 euro. Il primo premio per la sezione bambini consiste invece in un kit per muoversi in bicicletta in sicurezza.

Tutti i premiati riceveranno come ricordo anche una riproduzione stampa autografata del fumettista Rocco Lombardi e dell’illustratrice Marilisa D’Angiò, lo scorso anno c’era il vignettista di Gazebo Makkox. In giuria ci saranno la giornalista e conduttrice radiofonica Francesca Fornario, nota per la sua satira a Un giorno da pecora, Elena Tramentinoli che è giornalista e inviata di Presa diretta, il programma tv di inchieste condotto da Riccardo Iacona.

Quest’anno ci sarà anche il concorso fotografico Scattofisso, con il patrocinio del Fondo internazionale per la fotografia e dell’Accademia fotografica Mediterranea. Scattofisso è abbinato al premio letterario, perciò il tema non può che essere la correlazione tra bicicletta e letteratura. Mentre le opere letterarie sono già state inviate entro il 28 febbraio per le foto c’è tempo fino al 10 aprile 2016: ne saranno selezionate quattro per essere incluse nel calendario 2017 de Il Bicicletterario.

“Domenica al Museo”, il comprensorio archeologico di Minturno apre il 3 aprile

Dal sito Internet http://www.h24notizie.com/2016/03/domenica-al-museo-il-comprensorio-archeologico-di-minturno-apre-il-3-aprile/

“DOMENICA AL MUSEO”, IL COMPRENSORIO ARCHEOLOGICO DI MINTURNO APRE IL 3 APRILE

Continua presso il comprensorio archeologico di Minturnae l’iniziativa ministeriale “Domenica al Museo”, che prevede l’ingresso gratuito ai luoghi dell’arte nella prima domenica del mese. Per la giornata di domenica 3 aprile 2016, la Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria meridionale e il Comune di Santi Cosma e Damiano, in collaborazione con l’Associazione culturale Lestrigonia di Formia presentano il nuovo itinerario tematico “Ager Minturnae. Itinerario archeologico alla scoperta delle fattorie romane nel territorio di Santi Cosma e Damiano”.

L’itinerario, partendo dal Comprensorio Archeologico di Minturnae, porterà per la prima volta i visitatori a conoscere il prezioso patrimonio archeologico del territorio di Santi Cosma e Damiano, ad oggi ancora sconosciuto al grande pubblico. L’avvincente percorso condurrà alla scoperta dei luoghi che in epoca romana costituivano la ricchezza, basata su produzioni e commerci, dell’antica Minturnae. L’itinerario, guidato da archeologi dell’Associazione Lestrigonia, si effettuerà con bus messi a disposizione dal Comune di Santi Cosma e Damiano. Durante il tour sarà possibile degustare prodotti tipici del territorio. La partecipazione (partenze ogni 30 minuti dalle ore 10 alle 12.30 – e dalle 14.30 alle 17.30) dovrà necessariamente essere prenotata ai numeri 339.2217202 o 339.4031227.

Per ulteriori informazioni: FB: Lestrigonia Assculturale o Minturnae Comprensorio Archeologico. E-mail: info@lestrigonia.it. Per tutta la giornata, all’interno dell’area archeologica sarà anche possibile partecipare a visite guidate gratuite, tenute da archeologi professionisti in collaborazione con gli studenti dell’indirizzo turistico dell’Istituto Tecnico Economico Statale “G. Filangieri” di Formia.

Unlearning: un inno gentile alla disobbedienza

Dal sito Internet http://www.ilcambiamento.it/culture_cambiamento/unlearning_inno_alla_disobbedienza.html

UNLEARNING: UN INNO GENTILE ALLA DISOBBEDIENZA

di Marìca Spagnesi

Anna, Lucio e Gaia hanno visitato realtà lontane dal loro modo di vivere, come ecovillaggi, famiglie itineranti, persone che hanno avuto il coraggio di cambiare radicalmente la loro vita e ricominciare daccapo a vivere secondo la loro natura e assecondando i loro veri bisogni. In 6 mesi hanno speso 600 euro in tutto, hanno usato il libero scambio di competenze, il baratto di casa, oggetti e tempo. Si sono arrangiati con il car pooling e l’autostop, hanno offerto il loro lavoro in cambio di vitto e alloggio. Hanno incontrato centinaia di uomini, donne e bambini che hanno fatto della loro stessa esistenza un esempio di cambiamento. Tutto è raccontato in Unlearning.

Per realizzare il vostro progetto di viaggio vi siete serviti dell’economia collaborativa. Che cos’è?

Il viaggio è una delle prime cose a cui rinunciare quando i soldi cominciano a scarseggiare. Noi però volevamo partire. Avevamo progettato un lungo viaggio e la nostra intenzione era di stare via sei mesi. Ma i soldi erano pochi. Così abbiamo pensato di barattare o “portare a reddito” tutto quello che possedevamo e scambiarlo con tutto quello che ci sarebbe servito. A partire dagli spostamenti. Abbiamo pensato a tutte le auto con una sola persona che viaggiano da una parte all’altra dell’Europa e siamo arrivati a Blablacar. Poi abbiamo usato Gnammo e il social eating, Reoose e il baratto, Timerepublik che è una sorta di banca del tempo,Wwoofing, Workaway e Helpx per il vitto e alloggio in cambio di lavoro.

Qual era il vostro obiettivo prima di partire?

Siamo partiti con una certa incoscienza ma se ci ragioni troppo un viaggio del genere non lo fai. Avevamo voglia di confrontare il nostro modello di vita, sentivamo il malessere della vita in città e l’urgenza di un maggiore contatto con la natura. Inoltre volevamo incontrare famiglie che erano riuscite a trovare delle strade alternative. Questo era il nostro vero obiettivo.

“Unlearning” significa “disimparare”. Che cosa avete disimparato durante la vostra esperienza di viaggio?

Abbiamo disimparato a tenere tutto sotto controllo e organizzare tutto perfettamente. Questo ci ha permesso di stare meglio e di dare spazio alle cose che possono succedere e non si possono prevedere. È stata per noi una bellissima scoperta. Come famiglia abbiamo disimparato a non prenderci tempo per noi, a mettere sempre prima di tutto il lavoro, a non ascoltarci.

Qual è la realtà che più vi ha impressionato in questo viaggio?

La nostra è stata un’esperienza molto forte e ci è rimasto qualcosa di tutti gli incontri. Una famiglia di Venezia ci ha molto colpito. Amanda, una psicologa, e Gibbo con i loro due figli ci sono rimasti dentro. Lavoravano nel sociale ma si sono resi conto a un certo punto che qualcosa non andava. Si sono licenziati e si sono trasferiti in Friuli, in campagna, mettendo su una fattoria. Lei ha messo in discussione tutta la sua esperienza e ha sentito la necessità a un certo punto di cambiare. Le loro considerazioni sono state simili alle nostre. L’esperienza di Amanda ci ha insegnato molto. Abbiamo incontrato moltissime persone che hanno intrapreso una vita che non era la loro ma quella che i loro genitori desideravano.

Se doveste usare un aggettivo per ogni gruppo di persone che avete incontrato: le donne, i bambini, gli uomini, gli animali…

Le donne… spiazzanti, i bambini liberi e a contatto con la natura, gli uomini tutti diversi l’uno dall’altro, gli animali che abbiamo incontrato in libertà e nel rispetto della loro natura.

Quali sono state le cose in comune e quelle profondamente diverse con le persone che avete incontrato?

Abbiamo incontrato persone molto diverse ma forse la cosa che ci ha accomunato è stato l’essere genitori. Poi abbiamo capito che i problemi possono essere gli stessi ma le strategie per risolverli molto differenti. Abbiamo visto che dipende molto anche dal contesto in cui vivi, da quanto sei legato al modello di famiglia di origine, se per te è importante stare dentro un modello sociale che ti gratifica economicamente oppure no, da che aspettative hai, se il contatto con la natura è così importante da poter rinunciare ai comfort della città. Noi abbiamo deciso di continuare a vivere in città perché la città ci ha dato la possibilità di crescere dal punto di vista professionale. Dal momento in cui siamo diventati genitori, però, ci siamo resi conto che ti toglie molto dal punto di vista delle relazioni umane e in città si delega: alla baby sitter, al nido, alla scuola materna, ad altri, in sostanza, la nostra vita. Per lavorare, per le distanze da percorrere…

Dopo aver visto realtà diverse e alternative al modello di vita cui eravate abituati, come è stato tornare alla vita di prima?

Sapevamo che saremmo rientrati nel modello che avevamo messo in discussione e quindi eravamo preparati ma è stato, comunque, abbastanza duro. Abbiamo continuato in un certo senso l’esperienza del viaggio occupandoci del documentario su cui abbiamo iniziato a lavorare. Questo ci ha dato un certo respiro. Ho preso la decisione di prendere un anno di aspettativa e siamo ripartiti da nostra figlia. Abbiamo deciso di provare l’esperienza dell’homeschooling, lavorando sull’apprendimento libero e la pedagogia esperienziale. Lo stiamo facendo insieme ad altre famiglie e questo ci rende molto felici. Si tratta di un progetto educativo su base montessoriana, e non è una delega in bianco alla scuola. Noi genitori decidiamo molte cose tra noi e con gli educatori, e poi facciamo i volontari, dall’organizzazione alle pulizie. Anna, per esempio, il mercoledì fa laboratorio di pittura, Lucio il martedì fa il laboratorio di cartoni animati per i bambini; un’altra mamma madrelingua insegna inglese… Il progetto si chiama Officina del Crescere, e per i bambini è un punto di riferimento fondamentale; così tutti lo chiamiamo “La scuolina”. Anna sta studiando questa parte della pedagogia che è molto interessante e una grande opportunità di confronto. Questa esperienza è molto interessante non solo per Gaia ma anche per noi genitori. È un altro modo di vivere il tempo.

Dal punto di vista delle relazioni sia di coppia che insieme a Gaia, quali differenze avete notato rispetto al periodo in cui vivevate in città? Molti problemi familiari sono dovuti alla nostra mancanza di tempo per le nostre relazioni. Qual è stata la vostra esperienza?

È stato il primo periodo della nostra vita in cui siamo stati sempre insieme. Abbiamo imparato a fare squadra e ad affrontare tutto insieme. Siamo usciti dalla nostra zona di comfort e abbiamo imparato ad avere a che fare con esperienze sempre nuove. Questo ci ha molto unito e ci ha fatto pensare che è davvero importante. Al rientro questo aspetto ci è mancato molto. Per il momento siamo sempre nella casa in cui eravamo ma siamo aperti a ogni possibilità. Prima di partire mi sono resa conto di essere una sorta di bancomat e che tutto il mio lavoro non serviva altro che a pagare le spese, stando continuamente dietro a bollette e pagamenti vari. Ma la vita non può essere solo questo.

C’è stato un momento in cui avete avuto paura o sentito particolarmente la fatica?

Non una vera e propria paura ma una sorta di timore che poi si è dissolto col tempo, durante il viaggio. C’è stata la fatica, quella sì, di fare un viaggio senza comodità e il doversi adattare ma sostanzialmente più che la paura e la fatica, la cosa che ha caratterizzato il nostro viaggio è stata la fiducia.

Al momento quali sono i vostri progetti a breve termine? Avete in programma un altro viaggio?

Sì, al momento Lucio e Gaia vogliono andare al Polo Nord ma non abbiamo ancora deciso cosa fare. Stiamo cercando di provare a fare un’altra esperienza di viaggio sempre attraverso lo scambio di lavoro.

Dalla vostra esperienza è nato un bellissimo film documentario: “Unlearning”. Anche la distribuzione nelle sale di questo film è avvenuta in modo alternativo. Cos’è esattamente Movieday?

Unlearning è un progetto totalmente indipendente. Siamo partiti senza sponsor. Abbiamo solo fatto un crowdfunding all’inizio per il noleggio delle attrezzature. E in modo indipendente è stato portato in giro tutta l’estate e l’autunno. Ci siamo alternati io e Lucio proiettando molto nelle associazioni. Poi Antonello Centomani di Movieday ha visto il nostro film a Milano, gli è piaciuto e abbiamo iniziato a collaborare. Movieday è una piattaforma americana che è stata portata in Italia da Antonello e il suo staff e che stravolge il modo di concepire il cinema. Non è più lo spettatore che subisce la programmazione ma è lui stesso che chiede al cinema il film che vuole vedere. I cinema che sono nel circuito di Movieday danno la possibilità alle persone di creare degli eventi e di scegliere il film che vogliono vedere. Succede soprattutto per i documentari che non vengono distribuiti o per film d’autore ma che non interessano alle sale. Abbiamo fatto, in questo modo, moltissime proiezioni e ci ha dato la possibilità di avere visibilità. Lo stesso vale per molti autori che altrimenti non potrebbero far conoscere le loro opere.

Che effetto vi fa vedere che ci sono persone di tutte le età e di ogni estrazione alle vostre proiezioni?

È un’emozione grandissima ogni volta. Unlearning insinua dei dubbi, non pretende di dare soluzioni o medicine. È un invito alla fiducia e a rimboccarsi le maniche.

Gaia, tu che cosa hai imparato durante il tuo viaggio?

Ho imparato a mungere le mucche, le pecore e le capre: devi schiacciare un po’ con il pollice e l’indice la mammella della pecora ed esce il latte. È molto divertente.

Racconta un’esperienza speciale che hai fatto con gli animali a parte mungere le pecore?

Sì, una volta ho salvato un rospo.

Sei in contatto con i bambini che hai conosciuto durante il viaggio?

Con alcuni sì. Una volta ci sono venuti a trovare Cosimo e Arturo con la loro mamma dalla Sicilia e sono stata molto contenta di rivederli. Poi quando siamo andati a proiettare il film abbiamo rivisto altre famiglie. Altri sono venuti a trovarci a casa ma ho conosciuto così tanti bambini che adesso non mi ricordo.

La cosa più divertente che ti è successa?

La cosa più divertente è stata fare il bagno nel fiume gelato e per poterlo fare mi aggrappavo al mutandone di papà.

Qual è la cosa che ti è piaciuta di più e quella che ti è piaciuta di meno?

Quella che mi è piaciuta di meno è stata la nostalgia dell’altalena e della mia cameretta. Poi una volta mi è scappato il cavallo e questo non mi è piaciuto.

Tu hai fatto la prima elementare in una scuola tradizionale e adesso, invece, fai homeschooling. Quale esperienza ti piace di più e perché?

Mi piace di più questa perché a scuola dovevo stare sempre seduta e le maestre mi dicevano cosa dovevo fare, se potevo andare a fare la pipì, quando potevo fare una pausa, mi davano i compiti. Invece adesso sono più libera. Ci sono bambini più grandi di me e più piccoli e facciamo tutto: studiare, aiutare gli altri bambini, fare le gite. E poi non ci sono i banchi!

Anna, che cosa significa per voi adesso la parola “Cambiamento”?

Il Cambiamento per me arriva da un ascolto profondo di se stessi e da un’attenta riflessione personale. Cambiamento significa agire in modo conseguente a ciò che sentiamo in modo importante e autentico.

La Pasqua tra l’arte, a Terracina visite con l’Archeoclub nelle chiese storiche

Dal sito Internet http://www.latinacorriere.it/2016/03/22/la-pasqua-larte-terracina-visite-larcheoclub-nelle-chiese-storiche/

LA PASQUA TRA L’ARTE, A TERRACINA VISITE CON L’ARCHEOCLUB NELLE CHIESE STORICHE

Doppio appuntamento con l’Archeoclub di Terracina per le festività di Pasqua. In programma sabato 26 marzo la visita guidata nelle chiese storiche della città. Il raduno è a Porta Romana alle 10.15, per un percorso culturale della durata di due ore. Lunedì di Pasquetta gli interessati potranno invece ammirare le bellezze della cattedrale di San Cesareo. Stesso orario e stessa durata, il raduno è in piazza Municipio (Torre dei Rosa). Per i partecipanti è previsto il pagamento di un contributo di tre euro.

Mostra fotografica sulla maternità a Terracina

maternita

Nel Paese della madre lingua, della madre terra, dei figli di mamma, della “mamma ce n’è una sola”, del “son tutte belle le mamme del mondo”, degli “scarrafoni”, dei figli “so piezz’e core”, delle leopardiane“mamme matrigne”, dei gatti mammoni, delle mammole, delle mammane e dei mammasantissima, questa mostra tratta le DONNE e la loro maternità, la natalità appunto che, sia pure “deformata” dall’arte contemporanea, esalta la loro femminilità ed ha rappresentato, da sempre, tema centrale nella Storia dell’Arte.

Caterina Sforza che, sulle mura della Rocca di Forlì, sollevò la gonna e al nemico che minacciava di ucciderle i figli mostrò sfacciatamente il pube urlando: “Fatelo, se volete: impiccateli pure davanti a me, qui ho quanto basta per farne degli altri”, è un esempio forte, la “matrice” che dà la forma a tutto, anche ai concetti, nel portare l’arte, anche come combinazione tra tecnica, tecnologia e biologia, nella quotidianità di tutti i cittadini proponendosi come modello di coesistenza.

E se “materna” è la scuola al suo inizio, Alma Mater Studiorum è il nome dell’università più antica del mondo, la madre, in genere, rappresenta la relazione tra i sessi e, forse, l’unico momento in cui il periodo di vita passato nel grembo della donna, come scrisse Adrienne Rich, è “l’unica esperienza condivisa universalmente da uomini e donne”.

Ci districheremo tra madonne col bambino e mamme sfingi misteriose, con immagini da “mammamia” che ci portano alla mente lo spavento che toglie il respiro, ad altre che danno il senso delle cose attraverso la gestazione.

E la mamma nell’arte contemporanea è un crescendo rossiniano, birichino, laico, irriverente e senza confini della bellezza che diventa fascino, la fragilità che diventa potere e ci dà la dimensione di quanto è “istituzionale” il matrimonio che, infatti, è cosa molto diversa dal patrimonio.

In questa sede ci starebbe benissimo una delle tante madonne nere col bambino sbarcate a Lampedusa; quelle, però, sono mamme che non hanno ancora trovato i loro artisti.

La mostra ha la sua forza nella frase presente nel Don Giovanni di Mozart: “Non si picca se sia ricca, / se sia brutta, se sia bella / purché porti la gonnella”.

C’è dunque troppo, come quando si apre una matrioska, ma c’è anche troppo poco per raccontare la Storia dell’Arte che riguarda la donna nelle sue molteplici sfaccettature, attraversando tutti quei cambiamenti culturali che nel tempo hanno investito il ruolo della donna con nuovi significati, celebrativi o provocatori, mitici o demoniaci.

Alla scoperta di 4 luoghi simbolo della città con Formia Turismo

Dal sito Internet http://www.h24notizie.com/2016/03/alla-scoperta-di-4-luoghi-simbolo-della-citta-con-formia-turismo/

ALLA SCOPERTA DI 4 LUOGHI SIMBOLO DELLA CITTÀ CON FORMIA TURISMO

Domenica 6 marzo 2016 l’associazione Formia Turismo porterà cittadini, visitatori e turisti in quattro luoghi simbolo della città di Formia.

I volontari dell’associazione, coadiuvati da un gruppo di studenti ad indirizzo turistico dell’Istituto Statale Filangieri, accompagneranno i partecipanti in un percorso speciale nella Formia romana.

Le passeggiate sono aperte a tutti, nonni , nipoti, genitori con bambini. Durano mediamente due ore. Si inizia alle 10 dal consueto punto d’incontro davanti all’ingresso del Museo Archeologico Nazionale, in via Vitruvio 190, piano terra del Municipio.

Ci si avvia con mezzi propri al Mausoleo di Cicerone, poi al ritorno si parcheggia al Molo Vespucci e si va a piedi al Teatro Romano nel borgo di Castellone. Si prosegue verso il Cisternone Romano e scendendo si raggiunge il Museo Archeologico dove gli addetti faranno visitare gli ambienti.

Il museo aderisce alla campagna ministeriale “Domenica al Museo”, che prevede l’ingresso gratuito ai luoghi dell’arte nel corso della prima domenica del mese. Per meglio organizzarsi è preferibile la prenotazione chiamando ai numeri 349.5328280 – 339.1842560 oppure inviando una mail a formiaturismo@gmail.com. I volontari vi aspettano per una domenica diversa.

Piccoli reporter ambientali crescono con Giornalisti nell’Erba

Dal sito Internet http://www.tekneco.it/news-categoria/piccoli-reporter-ambientali-crescono-con-giornalisti-nellerba/

PICCOLI REPORTER AMBIENTALI CRESCONO CON GIORNALISTI NELL’ERBA

di Letizia Palmisano

Come e quando nasce Giornalisti nell’Erba? Chi ebbe l’idea?

Giornalisti nell’erba nasce dieci anni fa, quasi per gioco, quando il Catone, periodico di Monte Porzio Catone distribuito nei comuni dei Castelli Romani e diretto da Paola Bolaffio, organizzò un piccolo contest di giornalismo ambientale sui prati del Tuscolo, alle porte di Roma. Una cinquantina di bambini che avevano partecipato ad una “battuta di caccia” ai rifiuti sui colli romani, presero parte al “concorso” raccontando, con disegni, articoli, foto, quel che avevano raccolto (un vecchio televisore, una lavatrice, cartacce e bambole rotte). Qualcuno si spinse oltre e riportò notizie documentate di rifiuti ospedalieri galleggianti sul Tevere, altri ricostruirono la vicenda della piscina comunale da anni in attesa di essere completata. Nel 2006 erano 50 e alcuni dei loro disegni compaiono nel nostro logo. Nel 2008 erano già 1.500, nel 2009 2.500 e oggi più di 8.000, in tutta Italia.

A chi è rivolto? Chi può partecipare?

GNE è rivolto ai giovani e giovanissimi e per questo parla la lingua di tutti. I partecipanti al premio hanno dai 3 ai 29 anni e possono fare i “giornalisti” in italiano, in inglese, in francese, in spagnolo e tedesco. L’argomento di questa decima edizione è il re dei temi ambientali: i cambiamenti climatici. Il termine ultimo per partecipare è il 10 marzo. Gli interessati possono intervenire da soli, in gruppo, per classi, per gruppi trasversali a varie classi ed età. Ci sono 4 fasce d’età e ciascuna ha 4 sezioni di gara: giornalismo tradizionale (articoli, foto, interviste, video, reportage, anche giornali interi e tg), graphic and data journalism (nuove tecniche di racconto giornalistico, dalle infografiche all’utilizzo ad esempio di tools per presentazioni, storytelling digitale), bufala, che è una sezione in cui si presentano notizie “costruite”, inventate, in modo che sembrino vere notizie (l’inserimento di questa sezione, oltre ad apportare al premio una nota di ironia, consente ai partecipanti di operare un processo di analisi dei meccanismi di divulgazione delle notizie, di sezionare le sue parti, di sperimentarne le tecniche e, non ultimo, avere la capacità di individuare con più facilità le vere “bufale”) e la sezione creativa, per le opere artistiche e creative e le opere di comunicazione (e non giornalismo).

Come è cambiato GNE in questi anni?

Da “semplice” premio di giornalismo ambientale per giovani e giovanissimi, GNE è diventata una “corazzata” (la definizione è de La Stampa) piena di attività. La giornata di premiazione – che quest’anno si terrà il 27 maggio nel centro storico di Frascati (il polo scientifico più grande d’Europa) – si è arricchita di decine e decine di eventi per ogni età, dai laboratori ludico didattici per i più piccoli, ai workshop per la formazione dei giornalisti, dai laboratori creativi e di sperimentazione delle nuove tecniche di giornalismo a quelli divulgativi scientifici, dalle tavole rotonde alle performance artistiche, il tutto sul tema dell’anno e con la “conduzione” dei più giovani giornalisti ambientali che vengono da ogni parte del Paese. Saranno i giovani e i giovanissimi, ossia coloro che nel 2050 avranno tra i 40 e i 60 anni, a spiegare ai “colleghi” e al pubblico, con l’aiuto di esperti, ricercatori, giornalisti scientifici e ambientali, cosa significa cambiamenti climatici.

Ma GNE è diventato anche tante altre cose: è, innanzitutto, un giornale. Una testata che si occupa di ambiente a cui collaborano più di 7.000 giovanissimi reporter di tutte le parti d’Italia e che ha anche qualche “corrispondente” estero. È un laboratorio di sperimentazione di nuovi giornalismi: i progetti speciali di gNeLab, come “Si fa presto a dire green”, CMQacqua, GreenHunter, gNeLab ad Expo, e tanti altri, consentono di cercare e provare nuovi tools e nuovi modi di raccontare la sostenibilità. GNE è anche una offerta per le scuole che vogliono fare educazione ambientale in modo trasversale, laboratoriale, esperienziale. In funzione dell’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro per gli alunni degli ultimi anni di liceo, ad esempio, stiamo per partire con un progetto che coinvolge 200 ragazzi di un liceo umbro proprio in occasione del Festival del giornalismo di Perugia.

GNE, insomma, è tante cose, ma, soprattutto, è la ricerca di un modo nuovo, efficace, di parlare di ambiente. L’ingrediente del suo successo è questo: la voglia di capire e la libertà dai condizionamenti culturali hanno fatto dei giovani GNE ottimi “traduttori” e divulgatori dell’informazione scientifica. Oggi Giornalisti nell’Erba permette anche ai lettori meno esperti di informarsi in modo semplice – ma non semplicistico – attingendo a notizie accurate su ambiente, energia, clima, sostenibilità.

Un concorso per ragazzi ma con tanta partecipazione da parte degli adulti… puoi farci qualche esempio?

L’agenzia Ansa, coinvolta da anni nel progetto come partner, descrive GNE come “chiave di lettura universale delle questioni ambientali”. Non è un caso che, ad esempio, i giovanissimi giornalisti nell’Erba scrivano sulle pagine del canale Scienza & Tecnica Ragazzi. Il progetto ha raccolto intorno a sé tanti “adulti”, non solo come partner ed esperti di tantissimi settori che si sono resi disponibili a farsi intervistare, a spiegare questioni come sostenibilità, clima, ciclo di vita dei prodotti, eco-materiali, certificazioni ambientali, acidificazione degli oceani, emissioni e anche tecniche di intervista, di montaggio video, di utilizzo dei social network… insomma tutte le domande a cui i reporter ambientali cercano risposte tecniche e contenutistiche, ma anche relatori d’eccellenza che vengono con entusiasmo alle giornate formative GNE. Gli adulti che credono in GNE sono tantissimi, dai docenti della nostra rete nazionale, convinti che il giornalismo sia una cassetta degli attrezzi efficace per introdurre l’educazione ambientale e coniugarla con materie come scienze, italiano, matematica… ai genitori, che da anni seguono e supportano i loro giovani reporter. E ancora, il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, la Federazione Nazionale della Stampa, la Federazione Italiana Media Ambientali, la Commissione Europea Rappresentanza in Italia, l’Agenzia Spaziale Europea, l’Agenzia Spaziale Italiana, Frascati Scienza, l’associazione dei ricercatori del polo scientifico più grande d’Europa, il Festival internazionale del Giornalismo, le università, le aziende… fino alla Presidenza della Repubblica e al Ministero dell’Ambiente, che da anni danno ufficiale riconoscimento a GNE e la giuria, composta da direttori delle grandi testate nazionali, da ricercatori, da noti esperti di questioni ambientali, da inviati speciali.

Uno o due aneddoti che ami di più raccontare…

Tre vanno bene? Il primo, in ordine di tempo, è quello che riguarda la nostra piccola redazione del campo nomadi di via di Salone a Roma. Hanno vinto una delle prime edizioni di GNE e sono arrivati orgogliosissimi alla premiazione, dopo esser stati anche a Perugia al Festival del giornalismo a intervistare Giuseppe Smorto, condirettore di Repubblica.it. Luigi Contu, il direttore dell’Ansa, ha consegnato la targa e Cosimo, uno dei piccoli rom, gli ha raccontato che non è stato facile vincere. Il tema era “Mi scappa l’acqua”. Il gruppetto di reporter GNE ha avuto parecchio da fare non tanto per mettere a punto il “plastico” in materiali riciclati del villaggio ideale con il quale ha partecipato, quanto per convincere gli adulti a non lasciare sempre aperto il tubo dell’acqua. Cosimo nel frattempo è cresciuto, come i suoi “colleghi”. L’anno scorso ha vinto nuovamente in qualità di tutor di un gruppetto di nuove leve di 4 anni, autore di un orto autentico e coloratissimo realizzato al campo che ha prodotto i colori naturali con i quali è nata la loro opera.

Il secondo. Tra i più grandi partecipanti, c’erano anche due giovani detenuti. Hanno raccontato ciò che ricordano del mare e della campagna dove sono cresciuti. Nell’ultima pagina di uno degli elaborati, c’era scritto grossomodo questo: grazie di avermi dato un modo per andare “oltre” le sbarre (oltre era il tema dello scorso anno) e di avermi permesso di sentirmi insieme a tanti coetanei del fuori. L’autore è un “fine pena mai”. L’altro ragazzo, a corredo dell’articolo, al posto delle foto che non poteva né fare né scaricare (Internet in carcere è proibito), aveva inserito i disegni fatti dal suo bambino. Grazie: per la prima volta ho potuto fare qualcosa insieme a mio figlio.

L’ultimo riguarda una nostra giovane inviata a Expo, per il progetto gNeLab. Sara doveva seguire la conferenza di Vandana Shiva, presidiatissima e impossibile da raggiungere. Sola, armata di un Ipad, un microfono e un cavalletto, era seduta sconsolata tra la folla. A un certo punto vide Shiva alzarsi dal tavolo dei relatori e uscire da una porta laterale. Schizzata in piedi, pensò: se nessuno la segue, è perché evidentemente sta andando alla toilette. Piazzato appena in tempo il cavalletto quando il Nobel per la pace uscì, lei era pronta. L’intervista proprio lì, davanti al simboletto femminile dei bagni di Expo. E fu l’unica a riuscirci. Sono soddisfazioni!

Se si volesse contribuire come si può fare?

Si può donare un contributo tramite la piattaforma WithYouWeDo di Telecom Italia, una piattaforma di crowdfunding che consente a progetti preselezionati da Telecom di ottenere gli aiuti di tutti, oltre al suo (ma solo se si raggiunge il goal). Nella sezione tutela dell’ambiente, uno dei 4 progetti è il nostro. I contributi arrivano a Il Refuso che è la nostra associazione di promozione sociale che realizza Giornalisti Nell’Erba e verranno usati per finanziare l’edizione del decennale del Premio e la Giornata Nazionale, ossia la premiazione ma anche i circa 50 eventi gratuiti per parlare di cambiamenti climatici insieme alla più giovane e grande redazione ambiente del mondo. I nostri supporter (da chi dona pochi spiccioli a chi versa contributi più consistenti) saranno ringraziati pubblicamente e avranno riconoscimenti vari nonché la possibilità di organizzare appuntamenti insieme a noi nella giornata nazionale, così come indicato nella pagina del progetto sulla piattaforma. Si può contribuire anche direttamente sul nostro sito istituzionale. E infine, anche attraverso il 5 x1000.

Alla scoperta dei Piccoli Musei, tesoro d’Italia

Dal sito Internet http://www.econewsweb.it/it/2016/02/29/piccoli-musei-italia/#.VtVI0-b327Q

ALLA SCOPERTA DEI PICCOLI MUSEI, TESORO D’ITALIA

di Letizia Palmisano

Un’intervista realizzata a più mani e più voci alla scoperta dell’Associazione Nazionale dei Piccoli musei: dalle parole del suo presidente, Giancarlo Dall’Ara, e quelle di altri attivisti alla scoperta di luoghi custodi delle tradizioni e della biodiversità del Belpaese.

Come potremmo definire un “piccolo museo”? Come e perché nasce l’associazione?

[G. D’A.] Nel nostro Paese oltre il 95% dei musei è di piccola se non piccolissima dimensione: partendo da questo dato è paradossale riscontrare che in Italia le norme sui musei (nazionali e regionali) sono pensate per i grandi musei. Per i piccoli musei non esistono norme, ma tutt’al più deroghe.

La nostra associazione, l’unica nata per difendere e valorizzare i musei di piccola dimensione, sostiene che un piccolo museo non è solo un mix di “spazi, visitatori, addetti, e risorse” limitati o contenuti, ma è il frutto di una particolare modalità di gestione che offre esperienze originali, in un contesto accogliente e che manifesta un forte legame con il territorio e la comunità locale. Tutte queste sono le specificità di un piccolo museo, i suoi limiti e i suoi vantaggi rispetto alle grandi strutture.

In altre parole un piccolo museo non è una versione rimpicciolita di uno grande, ma rappresenta un modo diverso di intendere tale realtà: più radicato nel territorio, con un forte legame con la comunità locale, più accogliente, più relazionale. In sostanza la piccola dimensione è anche una questione di atmosfera.

Potrebbe darci un esempio di cosa fa l’associazione?

[G. D’A.] Mentre chiediamo norme ad hoc per i piccoli musei, ci impegniamo a dare sostanza ad una cultura gestionale per tali entità che permetta loro di non imitare i grandi musei, rischiando così di soccombere per le diseconomicità, ma di trovare modalità, profili professionali e proposte specifiche.

Per questo organizziamo convegni nazionali (il settimo si terrà a Monselice il 29 e 30 aprile prossimi) nei quali le buone prassi possano essere condivise e diventare teoria.

Molti sono i musei custodi della biodiversità, come quelli nelle riserve naturali che aiutano a scoprire e vivere i territori in armonia coi luoghi. Esistono però anche altre tipologie di musei intrinsecamente legati col territorio e la “riscoperta” della terra alcuni di questi sono anche molto particolari…

[G. D’A.] Un esempio sono sicuramente i musei di Mamoiada….

[prende la “parola” Mario Paffi, Musei di Mamoiada, Nuoro] I legami tra natura e territorio sono il filo conduttore dei piccoli musei del sistema museale di Mamoiada, un piccolo paese dell’entroterra sardo. I musei di Mamoiada sono chiaramente musei identitari e il forte legame con il territorio rende questa tipologia museale uno strumento imprescindibile per lo sviluppo del turismo culturale locale. Tra le attività economiche maggiormente in grado di mobilitare e creare sinergie tra le principali risorse del territorio – cultura, storia, natura e imprenditoria – vi è il turismo culturale. Nel Museo delle Maschere Mediterranee si raccontano e approfondiscono le maschere tradizionali note in tutto il mondo: i Mamuthones e gli Issohadores. Si può così scoprire che queste maschere lignee zoomorfe e grottesche sono realizzate con materiali naturali (pelli di pecora e di montone) e con campanacci ed in generale dispositivi atti a provocare un suono frastornante. A queste maschere, proprie delle comunità dei pastori e dei contadini, si riconosceva il potere di influire sulle sorti dell’annata agraria; per questo, malgrado l’aspetto impressionante, la loro visita era attesa e gradita e occasione per farsele amiche attraverso l’offerta di cibo e bevande. A questo si affianca il MATer, Museo dell’Archeologia e del Territorio che racconta di Mamoiada, della sua comunità e del rapporto che essa ha costruito fin dalla più lontana preistoria con il proprio ambiente di vita. La comunità, infatti, interagendo creativamente nel corso dei secoli con il suo territorio, non solo lo ha plasmato, attribuendogli significati propri, ma ha costruito la sua stessa identità e cultura. Il MATer è un museo tematico e territoriale e al contempo un luogo attivo di sperimentazione artistica. Il terzo è il Museo della Cultura e del lavoro.

Una bellissima storia e luogo da visitare. Ci piacerebbe che ce ne raccontaste un’altra. Un esempio particolare di museo “custode” della biodiversità?

[G. D’A.] Assolutamente sì. Passerei la parola all’Officina delle Erbe di Carpasio che racconterà il Museo della Lavanda che può essere sicuramente un valido esempio.

[Emanuele, Officina delle Erbe] In verità noi non siamo “custodi” delle diverse varietà di lavande, ma siamo i “depositari “ della storia e delle storie che questa magnifica pianta ha da raccontare sulle genti e su usi e costumi di queste valli. All’interno del Museo della Lavanda infatti, gli alambicchi, i “sansè”, le “sére” raccontano un passato, non troppo lontano, in cui la lavanda era la base dell’economia della provincia di Imperia. Carpasio godeva di un’altitudine e di una temperatura ideali per la fioritura del pregiato fiore, per cui il suo sviluppo fu cosa semplice e naturale. A testimonianza di ciò, documenti e foto ci suggeriscono stili di vita passata e gli aneddoti che ci sono stati narrati dai carpasini stessi rendono la storia di Carpasio e della Lavanda indissolubile. Orgoglio di tutta la provincia di Imperia, il Museo della Lavanda di Carpasio, a tutt’oggi, è il primo ed unico in Italia. Nella stagione primaverile, il Museo della Lavanda offre un’ampia scelta di laboratori didattici, dove il filo conduttore è sempre la “Naturalità” e l’“Ecosostenibilità”.

Dalla riscoperta dei parchi alla valorizzazione degli elementi naturali dei nostri territori, piccoli musei, un’altra Italia da scoprire…

Fondi, Francesco Villano racconta “La Storia del Sionismo”

Dal sito Internet http://www.h24notizie.com/2016/02/francesco-villano-racconta-la-storia-del-sionismo/

FRANCESCO VILLANO RACCONTA “LA STORIA DEL SIONISMO”

Sesto ed ultimo incontro della terza stagione di “Confronti” dal titolo “La Storia del Sionismo”, che vedrà come relatore Francesco Villano, uno dei fondatori dell’Associazione Confronti.

L’incontro nasce dall’esigenza di cercare di dare risposta a vari interrogativi tra cui: Quali le radici del conflitto tra lo Stato di Israele e il popolo palestinese, che da troppi decenni insanguina il Medio Oriente e di cui tuttora non si intravede la fine? Cos’è e quando, come e perché è nato il sionismo politico? Perché gli arabi palestinesi si sono sempre opposti al progetto degli ebrei di tornare nella terra delle loro Sacre Scritture? Quali oggettive possibilità ci sono per arrivare a una pace giusta per due Stati, uno ebraico e l’altro arabo palestinese?

Francesco Villano, giornalista pubblicista, laureato all’Istituto Universitario Orientale di Napoli con una tesi su Le Religioni e le Filosofie dell’India, esperto di storia delle religioni, di religioni comparate e di politica dell’Asia e dell’Africa islamica, si occupa da più di trent’anni di dialogo interreligioso ed interculturale; collabora con giornali e con riviste di teologia e di scienze umane con le quali ha pubblicato vari studi.

Attuale presidente dell’Amicizia Ebraico Cristiana di Napoli, fa parte dell’“Equipe per il Dialogo Ecumenico e Interreligioso” delle Diocesi di Napoli e Aversa; del Centro Culturale Islamico di San Marcellino (Aversa) e del Centro Henry Le Saux di Milano per il dialogo con il mondo religioso indiano.

Appuntamento, sabato 5 marzo, ore 18,00, Sala Ribaud del Comune di Formia.