Sito Pubblico del Social Forum di Terracina

Dal quotidiano gratuito Leggo del 23 dicembre 2010

 

INCUBO L’AQUILA, LE NEW TOWN DI SILVIO CADONO A PEZZI

 

di Marco Pasciuti e Giorgio Scura

 

2.800 euro al metro quadro. Più di un miliardo di euro la spesa complessiva. E ora, a neanche un anno dalla consegna, cadono a pezzi. Negli edifici dei progetti C.a.s.e. e M.a.p., quelli costruiti dal governo per 15.000 aquilani rimasti senza casa dopo il terremoto, i riscaldamenti funzionano a stento, ci sono infiltrazioni d’acqua che compromettono le strutture, le fogne rigurgitano di tutto.

La neve che copre i tetti abbaglia gli occhi sotto il sole. È caduta nel week-end, proprio mentre gli impianti di riscaldamento in centinaia di alloggi cominciavano a fermarsi. Da Linea Amica Abruzzo, il contact center da chiamare in caso di problemi nelle case, spiegano: «Solo sabato abbiamo ricevuto più di 800 chiamate per guasti ai riscaldamenti nei M.a.p. (gli edifici più piccoli, ndr)». Sant’Antonio, Coppito, Roio, Paganica, Pagliare di Sassa: le New Town sono già vecchie. Le ultime C.a.s.e., delle 185 previste, sono state consegnate a febbraio 2010. Tra queste, Sant’Antonio. Da qui comincia il nostro viaggio.

Le persone che si incontrano sono un fiume di racconti, un inventario di disagi, hanno bisogno di una casa come si deve e di essere ascoltati e compresi. Dire che sono provati è poco. Sono esauriti, non hanno più la forza di combattere. «Domenica scorsa è venuto giù un pezzo di soffitto del garage – racconta Antonella Cocciante a cui è stato assegnato un alloggio con lo zio ottantaquattrenne – cadono i pensili della cucina, spesso siamo senza acqua calda e riscaldamenti, ci sono infiltrazioni ovunque. E poi, siccome hanno voluto fare le cose in grande, ci sono le tapparelle elettriche che col freddo rimangono bloccate fino a mezzogiorno. Faremo un esposto alla Procura, ma siamo rimasti in pochi a voler combattere ancora».

Mentre si parla arriva una zaffata di un odore tremendo e inconfondibile: «Sono le feci che risalgono dalla fogna», dice Antonello che ci accompagna in questo viaggio. Qualche metro più in là escrementi umani sparsi per metri, risaliti dagli scarichi comuni.

Poi si va a Coppito, complesso numero 3, regna il silenzio. Non c’è da nessuna parte un qualsiasi punto di aggregazione, neanche una panchina. È un deserto desolato e desolante. La signora Marilena ci invita a vedere il suo bagno, le infiltrazioni dal soffitto fanno staccare l’intonaco dai muri: «Ho chiamato la Manutencoop (ditta di Bologna che si occupa di manutenzione, ndr), dicono che non è niente di grave, ma non sono venuti a vedere». Si incontra anche chi di problemi, fortuna sua, non ne ha: «Io dico che chi si lamenta è un ingrato – sorride una signora bionda dal balcone, mentre spazza via la neve – ringraziamo Dio che ci hanno dato una casa».

A Pagliare di Sassa, ultima tappa, la palazzina in cui vivono decine di famiglie l’ha costruita una ditta, la Cosbau S.p.A. Mezzocorona, che è fallita. Se gli inquilini chiamano per segnalare un problema, vengono ignorati. Qui vive Carlo, il parquet di casa sua s’è sollevato per le infiltrazioni. Abita con la mamma settantenne, avevano due case di proprietà, ora dividono una sola camera. All’Aquila anche la privacy è rimasta seppellita sotto le macerie.

 

«I CITTADINI SI RASSEGNINO DOVRANNO PAGARE L’AFFITTO»

 

di Giorgio Scura

 

«Dal 2011 saremo costretti a far pagare l’affitto ai terremotati per le case a loro assegnate. I costi di manutenzione sono altissimi e il Comune non ce la fa a pagarli». L’annuncio choc è dell’ex presidente della Provincia de L’Aquila, Stefania Pezzopane, ora assessore alla Ricostruzione del Comune.

«I nuovi quartieri, che sono costati come se fossero d’oro, 2.800 euro al mq, hanno pesanti difetti di costruzione che si tramutano in conti salatissimi: 4 milioni solo per la gestione ordinaria. Il canone che applicheremo sarà di circa 3,5 euro al mese a mq a partire già dal prossimo anno». La situazione è drammatica, continua la Pezzopane: «Si tratta di danni dovuti a difetti costruttivi». E l’elenco è lungo: «infiltrazioni, problemi elettrici, cedimenti, piccoli crolli, muffe e soprattutto caldaie che vanno in blocco perché troppo poco potenti e tubi non isolati che si rompono: faremo un’indagine sui materiali usati». Insomma, il miracolo delle new town sembra già finito: «È un mito crollato miseramente – conclude la Pezzopane -. Sono case abitate da meno di 12 mesi: come saranno ridotte tra qualche anno?».

 

«COSÌ NON POSSIAMO PIÙ VIVERE»

 

di Marco Pasciuti

 

Ero passato di qui 10 minuti prima. Un piccolo ritardo e il crollo mi avrebbe ucciso». Antonio, 84 anni, indica i detriti a terra. «I vigili del fuoco che sono venuti a constatare il danno dicono che pesa una settantina di chili». Sul pavimento in cemento grezzo c’è un costone in cartongesso: è lungo un paio di metri ed è venuto giù dal soffitto del garage a causa delle infiltrazioni d’acqua.

Progetto C.a.s.e., località Sant’Antonio. La data sul referto dei vigili è il 21 novembre 2010. Tipologia di intervento: «Dissesto statico». Alla voce Cause presunte si legge: «Esecuzione difettosa». Girando pagina, si arriva alla relazione d’intervento: la canalina spezzata «oltre alle infiltrazioni d’acqua mancava una staffa di sostegno». «Quelle di Sant’Antonio sono state le prime case venute su. C’era l’esigenza di dare un tetto agli sfollati – continua Antonio – ma le hanno fatte in fretta e furia. Non si può continuare a vivere così».

Anche Carla abita Sant’Antonio, per vivere fa le pulizie. «Vivo in un bilocale con due figli di 21 e 16 anni – racconta – abbiamo due soli letti, la notte dormono a turno con me. Non abbiamo un briciolo di privacy». E la casa dà molti problemi: «Siamo entrati in questa casa a febbraio. Da allora ho speso 500-600 euro di tasca mia per tutta una serie di riparazioni: dalle prese di corrente che vengono via, alla serranda elettrica che con il freddo si blocca. Dietro al letto c’è una grossa chiazza di umido e nessuno viene a controllare».

 

BEFFA DAL MILLEPROROGHE: SPARISCONO GLI SGRAVI FISCALI

 

L’ennesima beffa. Nella bozza del decreto milleproroghe varato dal Consiglio dei Ministri non figura la proroga degli sgravi fiscali alle popolazione terremotate dell’Abruzzo. Il governatore Gianni Chiodi ha subito chiamato il premier per avere spiegazioni: «Comprendo le ragioni di bilancio e la necessità di salvaguardare i saldi, ma all’Aquila c’è stato un terremoto devastante che ha messo in ginocchio i cittadini e le imprese. Ho già parlato con il presidente Berlusconi e con il sottosegretario Letta e sono in contatto con il ministro Tremonti». «Domani – ha aggiunto Chiodi, anche commissario alla ricostruzione – insieme al presidente della Provincia e al sindaco dell’Aquila, saremo a Palazzo Chigi». «Gli aquilani, che già stanno normalmente contribuendo da luglio scorso, in questo momento non potrebbero assolutamente sobbarcarsi ulteriori oneri economici – chiosa il primo cittadino, Massimo Cialente – una decisione incredibile, assurda, ingiusta, inaccettabile».

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