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La «rete» del siriano

Da Latina Oggi del 19 maggio 2009

 

LA «RETE» DEL SIRIANO

 

Poteva, forse doveva, essere un immigrato qualsiasi che nel cuore della provincia pontina aveva trovato ospitalità, famiglia e, alla fine, anche una buona posizione economica. Invece Hassan Bouzan è il «siriano» che ha avviato la peggiore stagione della legalità in questo territorio. Chi è? Il cognato di Aldo Trani «noto pregiudicato di Fondi». Ma è altresì la chiave di volta per leggere quello che è accaduto negli ultimi anni in quella città e nelle altre vicine. Hassan Bouzan avrebbe cominciato nei primi anni duemila la sua scalata (personale e per conto della famiglia) delle discoteche e delle agenzie di pompe funebri tra San Felice, Terracina e Fondi. Oggi attorno a questa figura ruota una parte della «macchia-Fondi» cui il ministro dell’Interno ha deciso di dare una buona ripulita. Anche attraverso lo scioglimento anticipato del Consiglio comunale.

Nel 2006 DDA e il GIP del Tribunale di Roma ritengono sussistere elementi sufficienti ad approfondire gli accertamenti «in ordine alla esistenza di un’associazione a delinquere operante nel comprensorio di Fondi, Terracina, San Felice Circeo, dedita attraverso l’utilizzo di intimidazione mafiosa, all’acquisizione e allo sfruttamento di attività commerciali e imprenditoriali», in particolare discoteche e ditte di onoranze funebri. Questo sodalizio è composto da «alcuni personaggi principali collegati fra loro anche da rapporti di parentela»… tra cui proprio «Trani Aldo… sorvegliato speciale appartenente al clan dei casalesi, cognato di Bouzan Hassan, in quanto i due sono coniugati con due sorelle; la sorella del primo è coniugata con Tripodo Carmelo Giovanni, considerato insieme al fratello, Tripodo Antonino Venanzio, il capo del supposto sodalizio criminoso». Chi sono davvero e cosa fanno nella vita il siriano e i suoi parenti compreso Tripodo? Il potere esercitato da Carmelo Tripodo e Aldo Trani su talune attività del Comune di Fondi sono tra i motivi elencati dal Prefetto per giustificare la richiesta di scioglimento. In specie il Consiglio e l’apparato burocratico appaiono, secondo quanto accertato dalla Commissione di accesso agli atti, condizionati da esponenti di elevatissima caratura criminale.

Nella relazione con cui il Prefetto di Latina a settembre scorso ha proposto lo scioglimento per mafia del Consiglio comunale di Fondi si evidenzia, tra l’altro, che «è stata accertata la contiguità del Tripodo al sindaco Parisella». A tal proposito vengono specificamente citati due episodi (ulteriormente richiamati nella relazione ampia, quella di 507 pagine che ora è a disposizione dei membri della Commissione Parlamentare Antimafia ma secretata). Nel primo episodio Parisella accredita la ditta di pulizie di Tripodo, nell’altro Tripodo si sostituisce nel servizio di trasloco della biblioteca pubblica affidato ad altra società. Nella stessa relazione si parla di accertato «atteggiamento compiacente dell’amministrazione comunale fondana nei confronti del Trani». A questi due casi di evidente violazione della gestione indipendente dell’ente si aggiunge la convenzione per un progetto dell’UE a Rosaria Garruzzo, figlia di Vincenzo (arrestato nell’operazione Damasco in quanto a capo dell’associazione a delinquere finalizzata all’usura e al quale sono stati sequestrati beni per 26 milioni provento della stessa attività).

Un capitolo a parte si è meritata la gestione dell’Urbanistica, con particolare riferimento ai permessi a costruire. Il Settore dell’Urbanistica del Comune di Fondi avrebbe infatti agevolato interessi economici di Salvatore La Rosa, pregiudicato, sottoposto a misure di sorveglianza, affiliato al clan Bellocco di Rosarno. Sono questi alcuni dei reali, accertati, motivi per i quali il ministro dell’Interno dice che al Comune di Fondi certi soggetti affiliati ai clan avevano voce in capitolo. La politica, anche intesa in senso stretto, non è mai stata estranea al caso Fondi. Basti a tal fine ricordare che l’indagine giudiziaria della Procura di Roma denominata Damasco è arrivata alle medesime conclusioni di quella amministrativa della Commissione d’accesso. Nella richiesta di proroga di intercettazioni telefoniche a carico di tre dipendenti del Comune (Leone Dario, Munno Pietro e Biondino Tommasina) il giudice delle indagini preliminari scrive: «… rilevato che le indagini sin qui svolte consentono di ipotizzare l’esistenza di un illecito sodalizio operante nel Comune di Fondi dedito alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione, volti a favorire un’associazione di stampo mafioso». Questo fascicolo di indagine, come è noto, non nasce a carico di politici di Fondi bensì contro un consigliere regionale all’epoca di Forza Italia, oggi del PdL. Il fascicolo numero 42592/07 è stato intestato a «Romolo Del Balzo + altri».

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